AGI - Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e segretario del movimento 'Indipendenza', resterà in carcere per 22 mesi per traffico di influenze illecite. Lo ha deciso il tribunale di Sorveglianza di Roma dopo l'arresto avvenuto nel tardo pomeriggio del 31 dicembre scorso. L'ex sindaco di Roma era finito in carcere per aver violato gli obblighi imposti. Secondo quanto contestato avrebbe utilizzato il beneficio della pena alternativa per svolgere attività politica. Circostanza che lo stesso Alemanno ha poi confermato nel corso dell'udienza davanti al tribunale di Sorveglianza, sostenendo di aver agito "per amore della politica". Le motivazioni non hanno però convinto i giudici a mitigare nuovamente la pena, concedendo all'ex sindaco di Roma un'alternativa al carcere con la riduzione a 18 mesi anziché 22 da scontare. La violazione degli obblighi, in sostanza, ha annullato ogni beneficio di legge.
Per il tribunale di Sorveglianza, Alemanno "ha tenuto comportamenti del tutto incompatibili a determinare una concreta, genuina ed effettiva adesione alle regole ordinamentali; l'attività prospettata quale risocializzante si è rivelato falsa e strumentale e sono stati strumentalizzati da parte dell'affidato gli spazi di apertura concessi; dunque, non si è affatto realizzata la finalità rieducativa cui la misura era preordinata". Per il tribunale, "non vi è alcuno spazio valutativo favorevole per ammettere Alemanno alla misura meno afflittiva della detenzione domiciliare, invocata dalla difesa, non essendo formulabile un giudizio né di meritevolezza, né di affidabilità, né di cessata probabilità di commissione dei reati". Gli impegni e la passione politica, a parere dei giudici, "non possono in alcun modo giustificare una attività illecita così strutturata, capillare, ostinata".
L'avvocato Cesare Placanica, difensore di Alemanno, commenta così la decisione del tribunale: "Stupisce, al pari di un arresto la notte di Capodanno, che non sia stato considerato neppure il parere del procuratore generale che salvava il primo periodo di affidamento. Forse, considerando che il reato di Alemanno è stato quello di avere chiesto una anticipazione di pagamenti per fatture riconosciute dalle stesse sentenze di condanna come vere, si potevano sanzionare le sue trasgressioni con la detenzione domiciliare senza sbatterlo al carcere, soprattutto in un momento di disperato sovraffollamento che dovrebbe evitare ogni carcerazione non assolutamente necessaria".